domenica 20 aprile 2025
Apparizione e Messaggio della Nostra Signora Regina e Portatrice di Pace dell'11 Aprile 2025.
Imita Mia Figlia Gemma nella Preghiera, nel Sacrificio e nella Penitenza, e soprattutto, nel Suo Amore per la Croce.

JACAREÍ, APRILE 11 2025
MESSAGGIO DELLA NOSTRA SIGNORA REGINA E PORTATRICE DI PACE
COMUNICATO AL VEGGENTE MARCOS TADEU TEIXEIRA
ALLE APPARIZIONI A JACAREÍ SP BRASILE
(Santissima Maria): “Cari figli, oggi vi invito ancora una volta alla santità. Imita Mia figlia Gemma* nel Suo amore, nel Suo amore per Dio, per Me e per i Miei dolori.
Imitate Mia figlia Gemma* nella Sua totale rinuncia della propria volontà, del mondo, delle vanità e dei piaceri, al fine di seguirla sul cammino della perfetta rinuncia e dell'amore. Così che la vostra vita, come la Sua, possa diventare una gemma, una pietra preziosa piena di virtù e santità agli occhi del Signore.
Prega il Rosario Meditato n° 66 due volte.
Mio figlio Marcos, quanto amore, quanta consolazione mi hai dato quando hai registrato questo Rosario, Rosario n° 66. Quante spade di dolore hai rimosso dal Mio Cuore in quell'occasione.
Mentre tutti pensavano solo a divertirsi, a sposarsi e a dare in sposa, cercando soltanto la soddisfazione dei propri desideri e la realizzazione dei loro progetti personali… Tu eri lì per giorni, traducendo, scrivendo, registrando questo Rosario Meditato che ha tolto così tante spade di dolore dal Mio Cuore.
Sì, è proprio per questo che ti amo più di ogni altra cosa, perché anche tu Mi hai amato più di ogni altra cosa. Quante spade di dolore hai rimosso dal Mio Cuore registrando i Miei messaggi in questo Rosario Meditato.
Sì, quanta consolazione mi hai dato anche quando hai registrato il Rosario Meditato n° 15. Sì, hai tolto 6.000 spade di dolore che l'umanità aveva conficcato nel Mio Cuore per 60 anni consecutivi.
Sì, tu, figlio Mio, Mi hai dato un’infinità di consolazione. Ecco perché ti benedico ora e ti colmo di 7.812 (sette mila ottocentododici) speciali benedizioni.
Sì, figlio Mio, nessuno ha amato le Mie Apparizioni come te, quindi nessuno, nessuno mai ti amerà come Io amo te e non amerò mai un altro servo Mío come ti amo io.
Ti benedico e benedico anche i Miei figli Edgar e Gilmar nel loro compleanno, colmo di speciali benedizioni su di loro.
Continua a pregare il Rosario delle Mie Lacrime di Sangue ogni giorno.
Imita Mia figlia Gemma nella Preghiera, nel Sacrificio e nella Penitenza, e soprattutto, nel Suo Amore per la Croce.
Vi benedico tutti con amore: da Lourdes, Fatima e Jacareí.”
C'è qualcuno in cielo e sulla terra che ha fatto di più per Nostra Signora di Marcos? Maria lo dice Lei stessa, c’è solo lui. Non sarebbe quindi giusto dargli il titolo che merita? Quale altro angelo è degno del titolo “Angelo della Pace”? C’è solo lui.
"Io sono la Regina e Portatrice di Pace! Sono venuta dal Cielo per portare pace a voi!"

Ogni Domenica c'è il Cenacolo della Nostra Signora nel Santuario alle ore 10.00.
Informazioni: +55 12 99701-2427
Indirizzo: Estrada Arlindo Alves Vieira, nº300 - Bairro Campo Grande - Jacareí-SP
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Il Negozio Virtuale di Nostra Signora
Dal 7 febbraio 1991, la Beata Madre di Gesù visita il territorio brasiliano nelle Apparizioni di Jacareí, nella Valle del Paraíba, e trasmette i Suoi Messaggi d'Amore al mondo attraverso il Suo eletto, Marcos Tadeu Teixeira. Queste visite celesti continuano ancora oggi: conosci questa bellissima storia iniziata nel 1991 e segui le richieste che il Cielo fa per la nostra salvezza...
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*LA VITA DELLA SERVA DI DIO, GEMMA GALGANI. Una fanciulla italiana di Lucca
CAPITOLO I
1878–1885
Nascita ed educazione di Gemma, primi germogli di virtù e morte della madre.

CAMIGLIANO, A villaggio in Toscana vicino a Lucca, fu il luogo natale dell'angelica fanciulla la cui vita sto per scrivere.
Nacque il 12 marzo del 1878. I suoi genitori erano Enrico Galgani, chimico, discendente si dice dalla famiglia del Beato Giovanni Leonardi e Aurelia della nobile casa dei Landi, entrambi buoni cattolici della vecchia scuola e cittadini onorati. Ebbero otto figli, cinque maschi e tre femmine. Tutti loro, eccetto tre che sono ancora vivi, morirono in giovane età.
Secondo la consuetudine di genitori veramente cristiani, queste brave persone si preoccuparono che i loro bambini fossero battezzati il più presto possibile; così Gemma, quarta figlia e primogenita, fu battezzata il giorno dopo la nascita nella Chiesa Parrocchiale di San Michele a Camigliano dal Rettore, D. Pietro Quilici.
Il nome che le venne dato nel battesimo sembrò provvidenziale; poiché era destinata ad onorare la sua famiglia con lo splendore delle sue virtù e brillare come una gemma preziosa nella Chiesa di Dio. I genitori di questa bambina benedetta furono senza dubbio mossi in modo speciale a darle questo nome; infatti ci dicono che sua madre, poco prima della nascita, era piena di gioia; anche suo padre non appena la vide fu colpito da sentimenti di particolare letizia. Non avendo provato tali sentimenti alla nascita degli altri loro figli, fu naturale per loro considerarla un dono particolarmente prezioso e chiamarla Gemma. È certo che così l'hanno sempre ritenuta finché vissero. Ai loro occhi Gemma era sempre la prima tra tutti i suoi fratelli e sorelle. Suo padre si sentiva spesso esclamare: “Ho solo due figli, Gemma e Gino.” Gino, sebbene più grande di lei di alcuni anni, cercava comunque di imitare le virtù della sua piccola sorella e così arrivò ad occupare il secondo posto nell'affetto del suo padre. Era un angelo di purezza e innocenza; quando morì aspirava al Sacerdozio ed aveva già ricevuto gli ordini minori.
Il signor Galgani, subito dopo la nascita di Gemma, per provvedere in modo efficiente all’educazione dei suoi figli, trasferì definitivamente la sua famiglia a Lucca.
A due anni Gemma fu mandata con i suoi fratelli e sorelle in una scuola privata semiresidenziale per bambini maschi e femmine delle migliori famiglie. Era tenuta da due eccellenti signore di Lucca, Emilia ed Elena Vallini. Continuò a frequentare quella scuola per cinque anni. Le sue brave maestre alcuni anni dopo espressero in un rapporto scritto la loro ammirazione nei suoi confronti come segue:
“La cara Gemma aveva solo due anni quando ci fu affidata. Da quell'età precoce diede prova di spiccata intelligenza e sembrò aver già raggiunto l’uso della ragione. Era seria, riflessiva, saggia in tutto e diversa da tutti i suoi compagni. Non si è mai vista piangere né litigare; il suo volto era sempre calmo e dolce. Che fosse vezzeggiata o rimproverata, non faceva differenza, la sua unica risposta era un modesto sorriso e il suo contegno era di imperturbabile compostezza. Il suo temperamento era vivace ed ardente, tuttavia durante tutto il tempo in cui è stata con noi non siamo mai stati costretti a punirla; perché nei piccoli difetti che necessariamente accompagnano quella tenera età la minima riprovazione le bastava e obbediva subito. Aveva due fratelli e due sorelle alla scuola insieme a lei; non si è mai vista in contrasto con loro, ed invariabilmente cedeva il meglio di tutto ad essi, privandosene da sola. A cena scolastica Gemma era sempre soddisfatta, e il sorriso che le giocava sulle labbra era la sua unica lamentela o approvazione.”
“Imparò subito tutte le preghiere che i bambini recitano quotidianamente, anche se ripetute insieme occuperebbero mezz'ora. A cinque anni leggeva l’Ufficio della Madonna e dei Morti dal Breviario con la stessa facilità e velocità di una persona adulta; ciò fu dovuto alla speciale diligenza dell'angelico bambino, sapendo che il breviario era una rete di Lode Divina. Era assidua negli studi ed imparò in fretta tutto quello che le veniva insegnato, persino cose superiori ai suoi teneri anni. Gemma era molto amata a scuola, soprattutto dalle bambine che desideravano sempre stare con lei.”
Avendo recentemente visitato le signore Vallini a Lucca, ho sentito la loro piena conferma del rapporto soprastante. Si concludeva così:
“Desideriamo anche dire che dobbiamo a questa bambina innocente e virtuosa un grande favore ricevuto da Dio. Mentre frequentava la nostra scuola una forma molto maligna di pertosse invase Lucca; ed tutta la nostra famiglia fu attaccata da essa. Sentimmo che non avremmo dovuto tenere i cinque bambini durante tutto il periodo in cui è durata; ma dopo aver consultato il Parroco, ci consigliò di non abbandonarli perché loro madre era malata e in pericolo di morte. Seguimmo il suo consiglio ed alla preghiera della cara Gemma su nostra richiesta l'epidemia cessò e nessuno dei nostri alunni rimase colpito da essa.”
(Firmato) EMILIA e HELEN VALLINI
Originale della biografia del 1909 sulla Vita di Gemma Galgani scritta da P. Germano di S. Stanislao Passionista (Venerabile Padre Germano Ruoppolo)
Il padre di Gemma seguiva attentamente i suoi rapidi progressi nella virtù e nell'apprendimento. Benediceva Dio per questo, e allo stesso tempo il suo tenero amore per lei aumentava. Era solito portarla con sé a fare passeggiate; qualunque cosa le desse o procurasse insisteva affinché fosse della migliore qualità; nei giorni di vacanza scolastica era felice averla vicino a lui, e quando rientrava in casa la sua prima domanda non mancava mai di essere: “Dov’è Gemma?”. A questa domanda i servi indicavano invariabilmente la piccola stanza dove lei trascorreva il suo tempo da sola nello studio, nel lavoro o nella preghiera. Senza dubbio un tale favoritismo da parte del padre non era lodevole; ed era particolarmente sgradito a Gemma, la cui singolare rettitudine di mente e cuore si manifestava in tutti fin dalla sua più tenera infanzia. Non c'era traccia di gelosia da parte dei suoi fratelli o sorelle, tanto grande era il loro amore per lei, tuttavia il favoritismo del padre le causò un amaro dolore. Si lamentava spesso con lui a riguardo, protestando di non essere degna di tali attenzioni e dichiarando quanto le dispiaciessero. E quando non poteva impedirle versava abbondanti lacrime.
Capitava occasionalmente che questo affettuoso padre, prendendo la sua bambina in grembo, tentasse di baciarla, ma in ciò non riusciva mai. Angelo in forma umana com'era, sebbene ardentissima nel suo affetto, mostrò anche a quell’età precoce un intenso disprezzo per tutto ciò che sapeva di sensuale; e usando tutta la sua forza per allontanarsi dalle carezze del padre diceva: “Papà, non toccarmi”; ed alla sua risposta: "Ma certamente sono tuo padre", rispondeva: "Sì, Papà, ma io non voglio essere toccata da nessuno"; e lui, per non rattristarla, la lasciava andare, e lungi dall'essere scontento, finiva per mescolare le sue lacrime alle sue e si ritirava stupito di tendenze angeliche simili in un bambino così piccolo. Gemma a sua volta attribuì queste vittorie alle sue lacrime. E – essendo sempre sulla guardia – sapeva come tenerle da parte, e usarle con successo quando necessario.
In una occasione un giovane, suo cugino di primo grado, tentò di toccarla, e ne pagò caro il prezzo. Era a cavallo davanti alla porta della loro casa, ed avendo dimenticato qualcosa, chiamò Gemma per portarglielo. Lei rispose subito, e in un istante gli procurò ciò che voleva – aveva allora sette anni. Toccato dal grazioso modo in cui quel piccolo servizio le era stato reso, il giovane, per mostrare la sua gratitudine alla sua cara cuginetta, allungò una mano mentre se ne andava per darle uno schiaffo sulla guancia. Ma Gemma immediatamente respinse con tanta forza l'azione che, perdendo l’equilibrio, cadde dalla sella e si ferì nella caduta.
L'amore di Gemma per sua madre era del tutto diverso da quello che portava a suo padre e agli altri membri della sua famiglia, sebbene non fosse meno vero e forte. Aurelia Galgani non solo era una buona cristiana, ma una Santa, ed un modello perfetto per tutte le madri cattoliche. La sua preghiera era continua; ogni mattina partecipava al Pane di Vita con sentimenti di viva fede, non permettendo ad alcun ostacolo di impedirle di andare in chiesa, anche quando soffriva di febbre. Da questo cibo divino traeva forza e spirito per il perfetto compimento dei suoi doveri. Amava tutti i suoi figli, ma soprattutto Gemma, nella quale era meglio che in chiunque altro capace di riconoscere i doni di Dio.
La grazia aveva iniziato molto presto ad operare nell'anima del bambino. I suoi effetti divennero evidenti nelle sue disposizioni perfette e accomodanti; nel suo amore per la solitudine e il silenzio; nella sua avversione alla vanità e al piacere effimero – ricercato; ed in una certa dignità di portamento che certamente non era quella di un bambino. Dunque, sua madre, ben consapevole del proprio dovere, e lungi dal cedere a dimostrazioni inutili di affetto, si propose con la massima cura di coltivare nell'anima della figlia quei preziosi germogli di tutte le virtù.
Qui vediamo una madre diventare la direttrice spirituale della sua figlia, e Gemma, a sua volta, piena di gratitudine al nostro Signore per averle dato una tale madre, fu sempre attenta alla cura assidua ed incessante così riversata su di lei. Era solita dichiarare che era a sua madre doveva la conoscenza di Dio e il suo amore per la virtù.
Questa santa madre prendeva spesso Gemma tra le braccia e le insegnava cose sacre, mescolando lacrime alle sue parole. “Ti ho chiesto a Gesù,” gli disse, “di darmi una figlia. Egli mi ha consolata davvero, ma troppo tardi! Mi sto spegnendo e presto dovrò lasciarti; fai buon uso degli insegnamenti di tua madre.” E poi le spiegava le verità della nostra santa Fede, la preziosità dell'anima, la deformità del peccato, la felicità di appartenere interamente a Dio e la vanità del mondo. Altre volte gli mostrava l’Immagine del nostro Signore crocifisso e diceva: “Guarda, Gemma, come questo caro Gesù è morto sulla croce per noi.” E adattandosi alla capacità della bambina, si sforzava di farle capire il mistero dell'amore di Dio e come ogni cristiano sia obbligato a rispondervi. Le insegnò come pregare e abitualmente recitava preghiere con lei al mattino, appena sveglia, la sera prima di andare a riposare e molto spesso nel corso della giornata.
Tutti sanno quanto sia faticoso per i bambini ascoltare sermoni e recitare preghiere vocali – a causa delle loro difficoltà a prestare attenzione in modo fisso a qualsiasi cosa, e alla loro brama di novità. Ma non lo era affatto con Gemma. Trovava la sua gioia intera nelle prime lezioni di pietà e conseguentemente non si stancò mai di ascoltare sermoni e pregare. E quando sua madre si stancava o doveva fermarsi per occuparsi dei suoi doveri domestici, Gemma che la seguiva da vicino diceva: “Mamma, raccontami ancora un po' di Gesù.”
Più questa buona madre sentiva avvicinarsi la fine, maggiore diventò il suo zelo e ardore nell’educazione religiosa dei suoi figli. Ogni sabato li portava con sé in chiesa – o, se non poteva andarci, faceva accompagnare qualcun altro al posto suo.
Si assicurò che i più grandi andassero a CONFESSIONE, anche se alcuni di loro, tra cui Gemma, non avevano ancora sette anni. In questo modo li abituava fin da piccoli a frequentare questo salutare SACRAMENTO. Lei stessa li preparava per esso e quando toccò il turno di Gemma, questa pia madre piangeva nel vedere la sua gravità e attenzione, e il grande dolore che mostrava per le sue piccole colpe.
In un'occasione disse: “Gemma, se potessi portarti via con me quando Gesù mi chiamerà, ne saresti contenta?”
“Dove?”, rispose la bambina.
"In Paradiso, con Gesù e i suoi angeli." – A queste parole il cuore della piccola si riempì di grande gioia e da quel momento dentro di lei fu acceso un desiderio così grande di andare in cielo che non l'abbandonò mai più. Anzi aumentò con gli anni fino a consumare tutto il suo essere. Questo lo vedremo nel prosieguo della sua storia.
Lei stessa mi disse una volta: “È stata davvero mia madre che fin dai miei primi anni ha instillato in me questo desiderio di cielo.” Poi, alludendo al mio averle proibito di chiedere di morire, aggiunse con indicibile semplicità: "E ora, dopo sedici anni, se ancora desidero il Paradiso e bramo di andarci, ricevo severe rimproverazioni per questo. A mamma risposi Sì; e perché così spesso mi parlava del Paradiso, non ho mai voluto separarmi da lei e non l'ho mai lasciata nella sua stanza.”
La malattia della signora Galgani era la tisi (Tubercolosi) e per cinque anni le stava consumando il corpo. Non appena i medici ne accertarono la natura, fu emanato un divieto rigoroso di proibire a qualsiasi dei figli di avvicinarsi al letto della loro povera madre malata. Gemma rimase amaramente afflitta nel trovarsi così all'istante separata da colei che amava doppiamente come madre e guida spirituale.
“E ora,” diceva in lacrime, "via da mamma, chi mi esorterà a pregare e ad amare Gesù?” Implorò e supplicò, e con grande difficoltà ottenne almeno per lei una deroga. Possiamo farci un'idea di come questa fervente bambina si avvalse di tale permesso. Ne approfittò così tanto che ripensandoci in seguito, ne fu profondamente addolorata, credendo di aver disobbedito e essersi lasciata guidare dalla capricciosità.
Lei stessa ci racconta come era impiegata presso quel letto: “Mi avvicinai a lei e mi inginocchiai accanto al suo cuscino, e pregammo.” Sublime istinto in una bambina di non ancora sette anni!
Nel frattempo si avvicinava il giorno della separazione definitiva. La madre malata peggiorava ogni giorno, anche se esteriormente l’imminente pericolo non era visibile. Anche a quel punto estremo mostrò sempre grande sollecitudine per il bene spirituale dei suoi figli. Gemma, pur così giovane, era più che adatta a ricevere il Sacramento della Cresima; e “ora,” pensava la sua pia madre, “non posso fare di meglio che affidare questa cara bambina allo Spirito Santo prima di morire; quando l’ultima ora sarà vicina saprò A chi l'ho lasciata.”
Gemma nel frattempo si preparava a ricevere degnamente questo Sacramento; e non contenta di ciò, portava ogni sera in casa una Maestra della Dottrina Cristiana per aggiungere maggiore perfezione al suo lavoro. Quando tutto fu pronto, alla prima occasione che si presentò, la bambina fu accompagnata nella Basilica di San Michele in Foro, dove l’Arcivescovo, Monsignor Nicola Ghilardi, stava impartendo la Cresima. Era il 26 maggio 1885. Da particolari sfuggiti più tardi da Gemma, potremo farci un'idea delle comunicazioni eccezionali che ricevette dallo Spirito Santo in quel Sacramento.
È bene che lei stessa ci dica con tutta la sua sincerità cosa accadde in quell’occasione. Quando la cerimonia fu finita, coloro che accompagnavano Gemma vollero rimanere per ascoltare un'altra Messa di ringraziamento, e lei si avvalse volentieri dell'opportunità per pregare per la madre malata.
“Ho sentito Santa Messa,” disse, “nel miglior modo possibile, pregando per Mamma, quando all’improvviso una voce nel mio cuore mi disse: ‘Mi darai Mamma?’—‘Sì,’ risposi, ‘ma a patto che Tu prenda anche me.’—‘No,’ replicò la voce, ‘dammi incondizionatamente tua madre. Devi aspettare per ora con tuo padre. Ti prenderò in Cielo più tardi.’ Fui obbligata a rispondere ‘Sì’, e quando finita la Messa corsi a casa. Oh! le vie di Dio!”
Questo, se non ci sbagliamo, fu il primo locuzione celeste a Gemma; ne seguirono molte altre che intendiamo raccontare nel loro ordine. La circostanza della discesa sacramentale dello Spirito Santo in quell’anima innocente è di per sé una buona ragione per credere che Egli fosse l'autore di quella locuzione, la cui verità fu inoltre corroborata da ciò che seguì. Gemma aveva fatto a Dio il sacrificio di ciò che le stava più caro al mondo; il merito ne era assicurato in cielo.
Tornò a casa dalla chiesa e trovò sua madre morente; si inginocchiò e pregò accanto al suo letto, versando amare lacrime, dichiarando allo stesso tempo che non se ne sarebbe andata finché tutto fosse finito poiché voleva sentire le ultime parole di Mamma. Ma il padre non poté sopportare lasciarla lì, per paura che morisse prima della madre; fece un cenno perché se ne andasse e ordinò che andasse con la zia Elena Landi a San Gennaro e là rimanesse finché lui l'avesse richiamata.
Aveva nutrito una costante speranza di poter rimanere vicina alla madre, e andare con lei in Paradiso; aveva appena rinunciato a quella speranza ai piedi dell’Altare, e ora ancora obbedendo generosamente alla volontà del padre se ne andò subito. Nel frattempo sua madre si riprese un po' ma presto ricadde, e il 19 settembre 1886 morì con la morte dei santi nel trentanovesimo anno della sua età.
La triste notizia fu immediatamente portata a Gemma, mentre era ancora in casa di zia; ammirevole oltre ogni dire fu la rassegnazione con cui la ricevette. Ma possiamo ben immaginare quale dovesse essere stato il pungente dolore di una tale separazione. Così, o mio Dio, vuoi provare le anime più care a Te, anche nei loro anni più teneri.
Fonte: ➥ www.StGemmaGalgani.com